Alle origini di un fenomeno

Il magnetismo è un fenomeo naturale che viene studiato fin dai tempi antichi.
L’esistenza di un magnetismo naturale era nota già agli antichi greci (V – VI secolo a.C.), ma probabilmente ancora precedentemente era stato scoperto nell’antica Cina dove, si dice, fosse in uso un rudimentale prototipo di bussola magnetica. Pare che Archimede (287-212 a.C.) abbia cercato di magnetizzare le spade dell’esercito siracusano al fine di disarmare più facilmente i nemici. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis historia, attribuisce l’etimologia del termine “magnete” ad un pastore cretese di nome “Magnes”, il quale scoprì casualmente le proprietà della magnetite appoggiandovi sopra il suo bastone con la punta in ferro.

Quello che è certo, comunque, è che gli antichi avevano scoperto la capacità di alcuni minerali (ad esempio la magnetite) di attrarre la limatura di ferro o piccoli oggetti ferrosi. Allo stesso modo, Tito Lucrezio Caro (99 a.C. – 55 a.C.) nel De rerum natura racconta un curioso esperimento elettromagnetico osservato a Samotracia (VI,or 1042 – 1048): «Avviene anche, talora, che da questa pietra s’allontani la natura del ferro, solita a fuggirla e seguirla a vicenda. Ho visto anche sobbalzare anelli ferrei di Samotracia, e limatura di ferra infuriare entro bronzei bacili, sotto cui fosse stato posto il magnete: tanto il ferro si mostra impaziente di fuggir dalla pietra. Per il frapporsi del bronzo si crea tanta discordia […].» Questa capacità di esercitare una forza a distanza ha dato fin dagli albori un particolare significato nei secoli al magnetismo. Tuttora nel XXI secolo si sente ancora talvolta parlare di forze magnetiche lasciando sottintendere un significato arcano e misterioso.

Il più importante studio medievale sull’argomento è certamente la “epistola de magnete” di Pietro Peregrino di Maricourt (del 1296), che tra l’altro introduce il concetto e la terminologia dei due poli (Nord e Sud) della calamita, spiega come determinarne con precisione la posizione, ne descrive le interazioni reciproche, attrattive e repulsive, e propone l’esperimento della calamita spezzata. Nel 1600 apparve il “De magnete” di William Gilbert, che rimase a lungo il testo di riferimento sul tema del magnetismo. I primi studi quantitativi sui fenomeni magnetostatici si possono far risalire alla fine del Settecento – inizio dell’Ottocento ad opera dei francesi Biot e Savart e, successivamente, di Ampère sempre in Francia.

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